Il Disco vertebrale e la sua fisiologia - Luca Pella

Il Disco vertebrale e la sua fisiologia

Il disco intervertebrale (IVD) rappresenta un componente essenziale della colonna vertebrale umana, caratterizzato da una complessa struttura composta principalmente da tre elementi fondamentali:

  • Il nucleo polposo interno (NP)
  • L’anello fibroso esterno (AF)
  • Le cartilagini delle piastre terminali (Cartilage End Plates – CEPs).

    La salute del disco dipende dall’integrità e dall’equilibrio di questi componenti1.
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Il NP, principalmente costituito da acqua, proteoglicani (in tipo di proteine che rendono il NP più gelatinoso), fibrille di collagene ed elastina, è responsabile della distribuzione della pressione idraulica e del mantenimento dell’altezza del disco2.

L’AF, composto da lamelle concentriche di fibre di collagene inclinate, insieme ad acqua, proteoglicani ed elastina, conferisce al disco la resistenza al carico circonferenziale3.

In pratica il Disco assomiglia a un copertone per camion (Anello Fibroso) con all’interno un nucleo di Chewing gum ( Nucleo Polposo)

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Il CEP, situato sopra e sotto l’IVD, facilita lo scambio di nutrienti e rifiuti tra il disco e le vertebre circostanti4.

In pratica il IVD si nutre come una spugna assorbendo acqua attraverso il CEP nel momento in cui ci sdraiamo e la pressione sul disco si allenta.

Cosa succede in patologia??

La degenerazione del disco intervertebrale è caratterizzata da una serie di cambiamenti patologici, tra cui:

  • La riduzione dell’idratazione – Quindi il disco perde acqua (che è normale) ma non riesce a recuperarla con conseguente riduzione di altezza del disco e quindi dello spazio tra le vertebre
  • Dell’elasticità
  • Dell’altezza del disco (conseguente della perdita di acqua)
  • Dell’integrità meccanica5.

    Questo processo degenerativo conduce alla formazione di osteofiti (apposizione di tessuto osseo in più che produce una protuberanza a forma di becco o punta vicino al margine articolare), alla ridotta permeabilità del CEP (quindi arriva meno nutrimento al disco) e a una maggiore densità del tessuto NP, compromettendo lo scambio di nutrienti e rifiuti6.

Minor nutrimento del disco

Il risultato di tutto questo è una ipossia dei tessuti che compongono il disco, ovvero arriva meno sangue e meno ossigeno

L’ipossia dei tessuti e l’acidosi che ne deriva contribuiscono alla compromissione dell’integrità del disco, generando un ambiente acido che favorisce la sensibilizzazione nocicettiva e il deterioramento ulteriore7.

Il danno tessutale che si crea, porta una infiammazione locale e cronica della zona con conseguente produzione di mediatori pro – infiammatori, come IL-1β e TNF-α, i quali, associati alla degenerazione del disco, stimolano l’attività degli enzimi degradanti la matrice extracellulare, riducendo così l’espressione dei mediatori anabolici della matrice8.

In risposta a tali processi infiammatori e ipossici, si osserva la formazione di fissurazioni nell’AF e si assiste al tentativo di riparazione di queste lesioni, portando alla neovascularizzazione (formazione di nuovi vasi sanguigni) e alla formazione di tessuto granulare, ipoteticamente implicato nella generazione del dolore discogenico9 in quanto insieme alla formazione di nuovi vai sanguigni abbiamo contestualmente la formazioni di nuovi nervi che vanno a innervare il disco e lo rendono maggiormente sensibile. Questo può apparire un controsenso ma in realtà avviene perché il corpo ha bisogno di aumentare la percezione della zona per poterla ripristinare al meglio.

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In concomitanza con la degenerazione, si verifica un aumento della crescita nervosa sia nell’AF che nel NP, con conseguente estensione delle terminazioni nervose nocicettive, contribuendo così alla sensibilizzazione nocicettiva nei dischi intervertebrali10.

In conclusione, la comprensione dei meccanismi coinvolti nella degenerazione del disco intervertebrale è cruciale per lo sviluppo di strategie di gestione del dolore e di interventi terapeutici mirati a rallentare o prevenire il deterioramento progressivo dell’IVD.

Infiammazione Cronica

Le molecole Pro-infiammatorie sono le stesse che vengono prodotte quando si abbiamo una infiammazione sistemica di basso grado.

Questa è una problematica che dipende dallo stile di vita:

Il percorso del BioCoaching può essere la soluzione ideale per permetterti di mettere a posto le cause intrinseche della Infiammazione Cronica in modo da riuscire a modulare al meglio il tuo corpo per poter gestire e eliminare il dolore cronico e avere dischi più sani.

Footnotes

  1. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/18211591/, https://www.mdpi.com/2077-0383/12/21/6907
  2. https://link.springer.com/book/10.1007/978-3-030-20925-4
  3. https://link.springer.com/book/10.1007/978-3-030-20925-4
  4. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28262607/
  5. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28262607/, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34929784/
  6. https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1084208X09000135?via%3Dihub
  7. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/11725234/, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/21944584/
  8. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4345483/
  9. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/23610750/, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/22706090/
  10. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33514693/, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/9699846/
  11. https://www.hh.um.es/Abstracts/Vol_32/32_6/32_6_523.htm, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32853910/, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33774812/

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